afNews 6 Ottobre 2022 11:27

NOI, I SELK’NAM:Storia di una Resistenza, ad Ottobre per Edicola edizioni

” Siri: chi erano i  Selk’nam..?”

Non pensiamo che Siri avrebbe difficoltà a trovare qualche notizia dei  Selk’nam. Ma cosa davvero sappiamo su di loro? Su questo antico popolo della lontanissima Terra del Fuoco a cui pure, oggi,  sono dedicati pupazzi e souvenir che ripropongono le loro immagini? Sappiamo che si sono estinti, che si dipingevano il corpo.. Pare che fossero altissimi .e dotati di profonde intelligenze spirituali, Sapevano nuotare e restare in apnea per lunghi periodi, tanto che li chiamarono gli Uomini Delfino. Alcuni ricordano una vicenda di deportazione ed esposizione negli zoo europei. Persecuzioni e massacri da parte dei coloni.  Nel volume NOI, I SELK’NAM:Storia di una resistenza, ora presentato da Edicola Edizioni, lo sceneggiatore Carlos Reyes ( Gli Anni di Allende) e il disegnatore Rodrigo Elgueta raccontano però una storia ben più sfuggente, radicata nel mistero, familiare con la violenza, fondamentalmente umana.

Ed attraverso questo graphic novel documentario,  attraverso l’indagine su un popolo scomparso sondano l’inconscio collettivo occidentale.

I Selk’nam erano una popolazione stabilitasi nella Terra del fuoco ( la Terra della Fine del Mondo)…oltre 12mila anni fa e considerata estinta da circa un secolo. Oggetto sin da subito delle fantasie dei primi esploratori europei, che videro in loro esseri all’intersezione tra regno umano, animale e spirituale, e che fecero della Patagonia una terra mitica popolata di creature favolose, vissero poi l’oppressione coloniale e la segregazione, la cancellazione culturale e sociale per mano degli evangelizzatori, la deportazione, per finire esposti negli zoo umani tra il XIX e il XX secolo. A lungo ritenuti scomparsi, oggi, mentre la loro immagine e la loro cultura viene sfruttata a fini commerciali e turistici, i loro discendenti lottano perché si riconosca che i Selk’nam non sono soltanto fantasmi del passato: che sono ancora vivi.

Una storia che è tante storie quanti sono coloro che continuano a essere affascinati da questa popolazione, che attraverso la sua rimozione si è rifratta in infinite immagini: impossibile vedere chiaramente la realtà dietro questo gioco di specchi. Elgueta e Reyes accolgono la sfida, accettando di muoversi in bilico tra finzione e realtà, usando tre registri diversi per raccontare la vicenda del popolo Selknam, dalla loro “scoperta” da parte degli esploratori europei, apparendo loro stessi tra i personaggi del fumetto e conducendo un dialogo diretto con il lettore, intervistano diverse persone che si sono approcciate al tema, ciascuna a partire dal proprio ambito di riferimento, musica, danza, poesia, filosofia, teatro.

Ne emerge una narrazione plurale, in cui si mescolano le parole di antropologi, esploratori e artisti: tutte hanno statuto narrativo e testimoniale, tutte vengono da e convergono in un immaginario collettivo e tutte sono proiezioni su un oggetto che in sé resta inconoscibile.

Ma i Selk’nam, come il lettore scopre alla fine, non sono affatto scomparsi: la relazione umana, situata nel presente, l’unica via per una conoscenza reale, è però anche la strada meno battuta. L’invito degli autori di Noi, i Selk’nam è quindi ad abbandonarsi all’immaginazione senza però mai confondere l’altro da sé con i propri sogni. ( ed i propri incubi N.d.R. )Noi, i Selk’nam è sì la storia avvincente di un popolo sorprendente, ma soprattutto un’interrogazione della coscienza occidentale, del nostro inconscio, della nostra memoria e della nostra identità.

Il volume è stato tradotto e pubblicato in moltissimi paesi, oltre che in Italia, è stato pubblicato in Spagna, Francia, Austria, Turchia, e sono state annunciate edizioni per il  Brasile e gli Stati Uniti, ottenendo diversi riconoscimenti.Premio Colibry IBBY, il Premio Pepo e il Premio FIC Santiago nel 2021.

L’editore intende pubblicare il volume Italia mercoledi  12 ottobre,  giornata in cui si celebra il Día del Respeto a la Diversidad Cultural o Día del encuentro de dos mundos ( un tempo noto come  Dia de la Raza, che celebrava, dall’inizio del secolo scorso,1915, quando l’Europa annientava se stessa nella Prima Guerra Mondiale,  l’arrivo di Colombo in America nel 1492, la nascita della civiltà hispanoamericana ).

Una annotazione finale e personale  del Redattore.

Aldilà del nome della ricorrenza- su cui ci sono numerosissime controversie  su cui non entro-, il 12 ottobbre dovrebbe essere un momento di riflessione, di memoria, sull’identità culturale dei popoli dell’America ( latina e non solo Latina), quelli autocton, e le popolazioni che vi sono arrivate dai 4 angoli del pianeta ( letteralmente). Selle loro relazioni, spesso non felicissime ma altrettanto spesso fruttuose e durature. E di questa storia anche noi Italiani ( del Nord, del Centro, e del Sud, isole comprese….) siamo stati protagonisti…che in tanti siamo emigrati, ed abbiamo trovato, pane, lavoro, futuro. sia nell’America Bona, ( Gli USA ed il Canada)  come nell’America Mala ( il SudAmerica e particolarmente l’Argentina).

Fonti Consultate: Comunicato stampa, La Oveja Roja,


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