afNews 31 Ottobre 2022 07:59

La questione è la solita: vuoi vivere in una società basata su sopraffazione e sopruso, o in una in cui ci siano libertà, uguaglianza e solidarietà?

Se hai letto le splendide storie di Carl Barks coi suoi Paperi, avrai notato che, di tanto in tanto, Barks ha sentito la necessità di ipotizzare l’esistenza di società alternative (in genere nascoste per sopravvivere alla devastazione che la nostra porterebbe loro), in cui i valori condivisi consentono una vita sostanzialmente buona e giusta, in armonia con l’ambiente, e la ricerca della felicità per tutte le persone, coi loro pregi e coi loro difetti, piccoli e grandi…
Un afflato di speranza, magari utopica, per l’autore, di fronte alla pervasività distruttiva della società umana, vista come prevalentemente ingiusta, violenta, spietata, crudele, discriminante, schiavizzante, assurda, ostacolo alla ricerca della felicità e dell’identità delle persone…  disumana insomma.



E’ il caso, per esempio, dei Menehunes, o degli abitanti di Tralla La, o dei Peeweegahs… Presenti rispettivamente in tre storie bellissime, dissimili fra loro, in cui si sviluppano temi diversi, ma sempre caratterizzate dalla rappresentazione di popoli felici e in sintonia con la natura che li circonda (coi quali vorremmo vivere anche noi), popoli isolati rispetto al nostro mondo quotidiano, per il quale invece è fin troppo facile provare sconforto o disgusto, o pena e compassione, e sentirvisi infelici e disperati, e cadere vittime di terribili malattie come ansia e depressione e…



La narrazione, in fondo, in storie del genere, può stimolare nel lettore una domanda fondamentale.
Vuoi vivere in una società disumana basata su sopraffazione e sopruso (con ciò che ne deriva in odio e violenza ecc.), o in una umana basata su libertà, uguaglianza e solidarietà (con ciò che ne deriva in diritti e opportunità ecc.)?



Il punto è che sopraffazione e sopruso ti tocca combatterle attivamente (non basta bofonchiare), altrimenti non puoi far altro che subire. Inoltre libertà, uguaglianza e solidarietà devi conquistarle lottando (e non solo a parole), perché non sono in regalo e nemmeno in offerta scontata. Lottare o subire.
E, per giunta, libertà, uguaglianza e solidarietà devono esserci contemporaneamente tutte e tre, con lo stesso peso e inseparabili, perché ognuna è garante delle altre e se non sono insieme, non ne hai in realtà nessuna.

Non mi sono spiegato? Guarda, se hai libertà, ma non sei trattato con uguaglianza (che vuol anche dire rispetto) e non c’è solidarietà (termine che preferisco a fratellanza, visto che tra fratelli, si sa, ci si può pure scannare), che libertà hai? Quella di subire la sopraffazione e vivere senza rispetto. Se sei trattato con uguaglianza, ma non hai libertà e solidarietà, sei uno schiavo uguale ad altri schiavi, vittima di soprusi d’ogni sorta da parte dei pochi che non sono schiavi ma padroni. Se hai solo la solidarietà, allora sei alla mercé della beneficenza pelosa di qualche ricco, ma non sei libero e sarai pure discriminato.

Libertà, uguaglianza e solidarietà sono capisaldi di una società umana e giusta. E non basta nemmeno conquistarle una volta: devi custodirle con forza ogni singolo giorno e difenderle da ogni attacco, da qualunque parte arrivi. Nulla è scontato.

Insomma, è questione di libertà, uguaglianza e solidarietà. Anzi di libertà-uguaglianza-solidarietà. E della società in cui vorresti vivere coi tuoi affetti. Allora, adesso e ogni giorno, ti tocca fare la tua scelta, con le relative conseguenze, per te e per chi ami.



Le tre storie citate le trovi qui:


 


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