afNews 17 Agosto 2023 08:11

Hergé fu cattolico, fascista, nazista, collaborazionista, sessista, razzista, antisemita, antistalinista, anticapitalista et al.?

Certe argomentazioni riguardo Tintin e Hergé ancora circolano (manco fossero i Protocolli dei Savi di Sion – famosa quanto mostruosa e tragica bufala antiebraica) e talora mi capita ancora (dopo decenni) di ricevere note su tali faccende (ampiamente studiate da storici, e biografi hergéologi), per cui oggi intendo, spero per una ultima volta, spenderci su un par di parole (una è poca e due son troppe – o era il contrario?).
Il testo principe come raccolta di bufale su Hergé è un pamphlet storicamente screditato, scritto da  un nazista belga (fuggito all’estero dopo la guerra, se non ricordo male) allo scopo di fare credere al mondo di essere stato lui l’ispiratore del personaggio Tintin. Di solito queste affermazioni farlocche, provatamente false, vengono riportate o da neo-nazifascisti, o da estremi estremisti di sinistra, sia pure per motivi opposti, e per questo a volte ritornano.
Mi permetto, sulla base delle decine di anni dedicati allo studio di Tintin e di Hergé, di consigliare la lettura della documentazione (più o meno) facilmente reperibile indicata in questo volume che propongo qui di seguito (e che invece è facilissimo da reperire in rete), in modo da verificare personalmente le affermazioni di chiunque, almeno sulla base di testi seri, non di parte, elaborati, negli ultimi decenni, sulla base di interviste (sia a Hergé sia a testimoni dell’epoca) e di ricchissima documentazione la più varia, raccolta dopo la morte di Hergé e resa disponibile ai ricercatori:

Il prezioso volume di Olivier Roche (cui sta per seguire un aggiornamento) al momento è l’unico a contenere la quasi totalità di ciò che è stato pubblicato.
I saggi su Hergé e Tintin sono una quantità notevolissima. E la maggior parte non sono condiscendenti, bensì onesti e accurati, nonché, nel caso dei migliori e dei più recenti, documentatissimi. Tra gli studiosi più quotati (e di cui mi posso fidare a livello personale) cito giusto Benoît Peeters e Philippe Goddin, le cui biografie di Hergé (oltre a tutti gli altri loro saggi) sono citate come fondamentali:

Una notevole quantità di materiali documentali e storici sono inoltre pubblicati nella famosa serie di 7 monumentali volumoni (30x30x5 cm ciascuno – se non li trovi tutti in rete, di sicuro li troverai qui, insieme a molti altri preziosi tomi: https://boutique.tintin.com/fr/livres-papeterie/editions-moulinsart-et-.html?resultsPerPage=50):

In rete al momento…

Sul sito tintin.com…

Nella mia libreria… (poi ce ne sono fin troppi altri nelle altre parti della mia libreria diffusa)

I volumoni della Cronologia nella mia libreria, consumati (come tutti gli altri) per la continua lettura, metti e togli, metti e togli, metti e togli…

Se non avete voglia di leggere, ma volete solo far due chiacchiere (o scatenare una flame war) sui temi indicati dal titolo di questo post, non parlatene con me, abbiate pietà.
Non ho più l’età né la voglia di dar retta a troppe inutili fesserie: ho da Vivere quel che mi resta da vivere e le fesserie con cui divertirmi quando posso divertirmi preferisco scegliermele da solo, portate pazienza, tipo fare il Console di Syldavia.
Piuttosto, invece, chiedete direttamente ai massimi esperti e studiosi, come i citati Benoit Peeters, Philippe Goddin et similia. Questi non sono di parte, non sono condiscendenti e sono accurati e severissimi nelle loro ricerche. Che, peraltro, ancora procedono, giacché, per quanto incredibile, su Tintin e Hergé continua a esserci ancora molto da scrivere.


E la domanda nel titolo di questo articoletto? Risposta sintetica e definitiva (da parte mia) finché storici e biografi non diranno cose diverse:

  • Cattolico sì, come tantissimi in Europa all’epoca, indottrinati dall’infanzia da famiglia, scout, chiesa, stato e, nel suo caso, anche dal suo mentore lavorativo, l’abate (fan di Mussolini) cattolico di ultradestra che dirigeva la rivista su cui Hergé ha pubblicato il primo Tintin. Hergé ci mise decenni a uscire completamente dal condizionante indottrinamento, ma a scostarsi dall’abate molto meno: bastarono circa 3 avventure.
  • Fascista e/o nazista, no. All’inizio non capiva un granché di politica (mal gliene incoglie a chi non capisce la Politica e non la sa distinguere dalla politica) e si fidava dei suoi maestri senza approfondire. Poi cominciò a prendere le distanze, ma senza rinnegare le amicizie (il mito scout dell’amicizia è sempre stato forte in lui, per cui di un amico puoi non condividere le scelte, ma non lo abbandoni).
  • Collaborazionista dei nazisti, no. Venne indagato per la sua collaborazione al giornale Le Soir (che durante l’occupazione tedesca era sotto il controllo dei nazisti) sul quale continuava a pubblicare le avventure di Tintin (il giornale precedente non era più in grado) per portare a casa la pagnotta, come tanti (come quasi tutti, in Italia, durante il fascismo). Venne prosciolto e ottenne un regolare certificato di civismo (che sanciva non fosse stato un collaborazionista) senza il quale non avrebbe più potuto lavorare in Belgio.
  • Razzista, sessista, antisemita. Senza esagerare, però sì, come la maggior parte degli europei all’epoca (e come gli italiani di allora e una parte degli italiani di oggi – anzi, gli italiani di oggi sono decisamente peggio). Anch’egli uscì gradatamente dal (oggi sappiamo assai pericoloso) uso culturale popolare di fare battute sulle persone straniere, sulle donne, sugli ebrei, sui “diversi”… Il rispetto per le persone tutte (e per l’intero mondo), è una conquista che talora richiede di versare del sangue e di capire, attraverso la sofferenza personale, che siamo tutti (e tutto) la stessa cosa. Discriminare, sia pure “per gioco”, oltre a essere stupido è crudele e indegno di un essere umano, ma non è per niente scontato rendersene conto e superarlo. Man mano ne venne fuori (i condizionamenti culturali sono dannatamente forti, si sa) e lo si vede in Tintin (se si leggono le versioni dei primi albi dei primi anni, diverse da quelle definitive). La crescita umana di Hergé è legata a quella del suo personaggio, così tanto che Peeters dice “Hergé è figlio di Tintin”…
  • Antistalinista e anticapitalista. Sì. E col tempo, come accennavo, anche consapevolmente antifascista, relativamente a ogni tipo di fascismo, ed ecologista. E altro ancora di cui non sto a parlare qui.

Se non ti fidi di me (fai bene: dico anche un sacco di castronerie, per quanto in buona fede) e vuoi sapere di più e di meglio, leggi i saggi citati. Se non sai il francese, qualcosa si trova anche in inglese. Se li vuoi in italiano, devi trovare un editore coraggioso che li traduca e li pubblichi in Italia. Sono a disposizione per la traduzione, ma per l’editore è altra faccenda.

Siccome il mio libriccino su Tintin parla di altro, e il pochissimo che nel corso dei tanti anni passati è uscito in Italia non fa parte della saggistica e delle biografie che ti ho citato, confesso che quasi ogni anno ho provato a portarli in Italia (e anche dei fumetti di Hergé che in italiano non sono mai usciti). Ovviamente non ho avuto successo (troppo pochi i potenziali lettori, a quanto pare, per giustificare la spesa, mi viene regolarmente fatto notare), altrimenti ne avrei parlato su afNews. Ma, per quanto vecchio, oggi non sono ancora defunto: goccia dopo goccia, chissà… 🙂

Oliver Roche, Tintin Bibliographie d’un mythe

 


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