Stante il fatto arcinoto (una delle prime cose che appresi negli anni 70 del secolo scorso nel mitico corso di approfondimento scientifico sulla Bibbia promosso dal cardinal Pellegrino e tenuto dai maggiori esperti dei settori afferenti, da linguisti a storici a biblisti ecc.) che la Bibbia è fin dall’inizio una “stramba” raccolta di racconti diversi fra loro (come se si trattasse di racconti attorno al fuoco nel deserto, nei campi mobili di mercanti e nomadi, tramandati a voce e poi raccolti, più tardi, in un unicum non necessariamente coerente), non stupisce che, di tanto in tanto, si possa commentare e ragionare su questa particolarissima antologia letteraria (preceduta e seguita da svariate altre, nel mondo e nel tempo) in modi i più diversi. Potrebbe far bene alla salute. Della mente e dello spirito.
Testi di studiosi e pastori attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura della Scrittura come non si era mai fatto. L’attenzione è rivolta sia al modo in cui la lettura da prospettive contestuali influisce sulla lettura e sull’interpretazione dei testi biblici, sia al modo in cui i testi biblici hanno influenzato e influenzano le comunità LGBTQ+. Un testo rivoluzionario, rigoroso, che dà un nuovo volto della Sacra Scrittura…
Leggi il resto su: In principio Dio era queer? – La Stampa
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