afNews 10 Giugno 2024 01:07

Tutti i premiati di Cinemambiente 2024

Il 27° Festival CinemAmbiente conclude la sua parte concorsuale oggi, domenica 9 giugno, con la cerimonia di premiazione dei film vincitori, alle ore 19, al Museo Nazionale del Cinema – Mole Antonelliana.

Una selezione di 44 titoli tra quelli proposti in sala nella 27^ edizione sono visibili gratuitamente online tramite il sito del Festival, www.festivalcinemambiente.it, fino al 18 giugno, sulla piattaforma OpenDDB (capienza di 500 accessi per ciascun titolo).

PREMI

I premi attribuiti al termine della 27^ edizione del Festival sono:

Premio Asja per il miglior documentario della sezione internazionale, assegnato a maggioranza dalla giuria composta da Luciano Barisone, Rachel Caplan, Davide Ferrario, Diana Garlytska, Stefano Mancuso, a:

The Battle for Laikipia di Daphne Matziaraki, Peter Murimi (Kenya/USA 2023)

con la seguente motivazione:

Quest’opera coinvolgente cattura con forza la complessa eredità del colonialismo britannico in Kenya, bilanciando la precaria posizione attuale dei discendenti dei coloni bianchi con gli impatti devastanti dei cambiamenti climatici sulle comunità indigene. I registi hanno sapientemente delineato un ritratto empatico degli individui coinvolti in questo conflitto, offrendo agli spettatori una visione articolata di entrambe le parti. Attraverso la sua incisiva narrazione, le riprese magistrali di fauna e paesaggi mozzafiato e l’intimità profonda con i suoi personaggi, il film svela la lotta senza esclusione di colpi per la terra e le risorse. The Battle for Laikipia è un’indagine fondamentale e puntuale su questioni ambientali e sociali che invita il pubblico a formulare conclusioni personali e che si distingue per la narrazione delicata del legame indistruttibile tra l’uomo e la sua terra.

Menzione speciale della Giuria a:

Once Upon a Time in a Forest di Virpi Suutari (Finlandia 2024)

con la seguente motivazione:

Quest’opera cattura lo spettatore con dettagli vividi e riprese straordinarie della biodiversità, mentre una colonna sonora coinvolgente amplifica la bellezza delle scene. I giovani protagonisti, con la loro sincerità e ingenuità, riescono a trasmettere l’amore per la natura dallo schermo direttamente al cuore del pubblico. Il loro fervore e impegno per l’attivismo ambientale risuonano con chiarezza, rendendo l’esperienza vicina a tutti gli spettatori. Il film conquista i cuori con le sue scene di natura placida, invitando lo spettatore a immergersi nella pacifica quiete delle foreste finlandesi.

Premio SMAT per il miglior cortometraggio della sezione internazionale, assegnato dalla giuria composta da Joana Fresu de Azevedo, Natalia Beatrice Giannitrapani (Nathalie), Alessia Iotti (@alterales), a:

The Feast di Rishi Chandna (India 2023)

con la seguente motivazione:

Leggerezza nella narrazione, potenza delle immagini e forza e tenacia delle donne nel farsi carico non solo della gestione microeconomica di un sistema complesso come quello ittico, ma anche della necessità di una tutela ambientale per non dimenticare il proprio passato e le proprie tradizioni sono gli ingredienti di una cena che potrebbe risultare indigesta. Ma che rendono la visione del corto piacevole e potente, per la sensibilità e l’ironia con cui le vicende vengono raccontate.

La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a:

Bat Boy di Aaron Lemle (USA 2023)

con la seguente motivazione:

Per la capacità, in modo delicato, di affrontare più tematiche, mantenendo un equilibrio tra narrazione e tecnica e creando un ambiente empatico con i personaggi. Che siano giovani ragazzi o animali normalmente discriminati dalla società.

Premio del pubblico IREN per il miglior documentario in gara nel Concorso internazionale, assegnato dagli spettatori del Festival a:

Lonely Oaks 1250 di Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl, Jens Mühlhoff (Germania 2023)

Riconoscimenti e premi speciali: 

Riconoscimento speciale “Gaetano Capizzi” per il miglior film della sezione Made in Italy, assegnato dal relativo comitato, composto da Enrico Camanni, Serenella Iovino, Giovanni Iozzi, a:

Un paese ci vuole. Zavattini, Luzzara e il Po di Francesco Conversano e Nene Grignaffini (Italia 2023)

con la seguente motivazione:

In un film denso e poetico e con una fotografia spettacolare, i registi ci portano sul Grande Fiume per un racconto epico e minimalista sulla poesia delle radici, rivelandoci che le nostre appartenenze sono mobili, aperte e in divenire. E che essere è immaginare. Luzzara è un paesaggio della Resistenza, ma è anche un paesaggio di resistenza: resistenza poetica e narrativa, resistenza della fantasia. Con delicatezza e ironia in perfetto stile zavattiniano, il film ci mostra un paesaggio dove l’immaginazione si stacca dalle cose e guida lo sguardo, mettendoci (direbbe Gianni Celati) “in uno stato d’amore per qualcosa là fuori”. Il film si muove in quest’orizzonte con l’allegria un po’ malinconica e il realismo magico dell’ostinazione cari al fondatore di questo Festival.

Premio Slow Food, istituito dal Festival e da Slow Food Italia, per il film che meglio abbia saputo indagare il rapporto tra cibo e ambiente e i temi dell’alimentazione sostenibile e dei consumi alimentari consapevoli, assegnato dalla giuria composta da Barbara Nappini, Serena Milano, Roberto Burdese, Piero Sardo, a:

Common Ground di Josh e Rebecca Tickell (Messico/USA 2023)

con la seguente motivazione:

Un cast da grande film, sceneggiatura, fotografia e regia all’altezza dei protagonisti: è piuttosto raro che tanto talento e tanta qualità vengano messi al servizio di una causa così importante eppure così poco considerata. Senza suolo fertile non c’è vita eppure in meno di un secolo abbiamo drammaticamente eroso questo patrimonio prezioso e indispensabile alla sopravvivenza del genere umano. Abbiamo disperso millenni di saperi in nome dell’ottusa ricerca del profitto per pochi. Ma c’è ancora speranza, chi ha già abbracciato il cambiamento ci sta indicando la strada da seguire e un film come Common Ground può fare moltissimo per diffondere il messaggio. Questo lungometraggio riesce sapientemente a unire lo spirito di CinemAmbiente e i temi cari a Slow Food, in una sintesi perfetta che non poteva non essere premiata.

Menzione speciale della Giuria a:

Until the End of the World di Francesco De Augustinis (Italia 2024)

con la seguente motivazione:

Quando al ristorante ordiniamo pesce, la domanda di rito è se è pescato o d’allevamento. Dell’allevamento non sappiamo nulla, ma sappiamo che il pesce selvaggio è più buono. Una domanda gourmet dunque. Come allevamento pensiamo a stagni e laghetti, che non nuociono a nessuno tranne che ai pesci, ma i pesci non parlano, non gemono, non si lamentano. De Augustinis ci mette di fronte a una realtà ben diversa: traccia una mappa di moltissime coste del mondo dove la presenza di allevamenti di milioni di pesci sta travolgendo economie locali sostenibili e sta impoverendo il mare. Il racconto di De Augustinis ci spalanca nuove gravissime questioni ambientali e sociali. Il titolo del film è volutamente ambiguo: allude al viaggio fatto per le riprese, ma anche al fatto che siamo di fronte ad un impoverimento spaventoso dell’ambiente marino. E se il mare muore il destino dell’umanità non ha scampo. La vita è nata in mare e in mare finirà.

Premio Ambiente e Società, istituito dal Festival e dalla Cooperativa Sociale Arcobaleno, per il film, scelto dai lavoratori e dalle lavoratrici della Cooperativa, che meglio abbia saputo coniugare i temi ambientali e la dimensione sociale, assegnato a:

Food for Profit di Giulia Innocenzi, Pablo D’Ambrosi (Italia 2024)

con la seguente motivazione:

Se il cinema oltre che valida espressione artistica deve essere anche azione di denuncia e assunzione di responsabilità, Food for Profit adempie con pienezza a questa missione denunciando coraggiosamente il pericoloso scollamento tra la parola e l’azione e più ancora tra principi condivisi ed il loro consapevole tradimento.

Premio Casacomune, istituito dal Festival e da Casacomune Scuola e Azioni, per il film o l’autore che meglio sia stato in grado di riflettere temi legati alla spiritualità intesa come dimensione strettamente legata alla natura di cui facciamo parte, assegnato a:

Virpi Suutari (Finlandia), regista di Once Upon a Time in a Forest

con la seguente motivazione:

Per la sua capacità di entrare con estrema delicatezza nel cuore della foresta, raccontando la meraviglia della natura in un film che, da una parte, denuncia i rischi e i pericoli che essa corre in tutto il mondo per l’azione dell’uomo, ma che dall’altra fa emergere la forza e la determinazione con cui i giovani – baluardi di speranza per il futuro – si ergono a suoi difensori e custodi.

SINOSSI DEI FILM PREMIATI E MENZIONATI

 Bat Boy di Aaron Lemle (USA 2023, 20’01”)

Andre, un ragazzo autistico appassionato dei pipistrelli che vivono nel sottopasso dell’autostrada vicino a casa sua, rimane sconvolto quando, un giorno, si rende conto della loro improvvisa scomparsa. Afflitto dall’accaduto e determinato a capirne le cause, il giovane chiede aiuto a una biologa, la quale, superati i primi indugi, si impegnerà nella ricerca giungendo a una sconcertante verità.

Common Ground di Josh e Rebecca Tickell (Messico/USA 2023, 105’)

Atteso sequel di Kiss the Ground, che, con oltre un miliardo di spettatori in tutto il mondo, ha contribuito a convincere il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) a stanziare 20 miliardi di dollari per lo stato di salute del suolo. Fondendo l’inchiesta giornalistica con le storie personali di coloro che lottano in prima linea per un’alimentazione sostenibile, il film svela l’oscuro intreccio tra denaro, potere e politica che si cela dietro la crisi del sistema alimentare e denuncia come le pratiche razziste alla base dell’attuale produzione agricola stiano distruggendo moltissimi coltivatori. Tuttavia, tra questi, un nuovo movimento si fa strada, individuando nell’agricoltura “rigenerativa” un modello alternativo capace di salvare il clima, la nostra salute e l’economia, prima che sia troppo tardi.

Food for Profit di Giulia Innocenzi, Pablo D’Ambrosi (Italia 2024, 86’)

Le conseguenze degli allevamenti intensivi sono catastrofiche e non si può più nascondere la verità. Allo sfruttamento e ai crudeli maltrattamenti del bestiame si aggiungono, infatti, l’inquinamento delle acque, la speculazione sui migranti, la perdita di biodiversità, l’antibiotico resistenza e molto altro. Il film è un viaggio illuminante e scioccante attraverso l’Europa, che mostra l’orrore di questi allevamenti e la connivente protezione politica. Allevatori, multinazionali e politici sono messi a confronto, mentre la squadra investigativa riesce a svelare che cosa si cela dietro le eccellenze della produzione di carne e formaggio. Immagini e testimonianze toccanti che non lasciano indifferenti e invitano a riflettere in modo critico sulle proprie scelte alimentari, a considerare l’importanza di un sistema alimentare più sano, equo e sostenibile per tutti.

Lonely Oaks 1250 di Fabiana Fragale, Kilian Kuhlendahl, Jens Mühlhoff (Germania 2023, 102’)

Da dieci anni alcuni ambientalisti occupano l’antica foresta di Hambach, nella Germania occidentale, per cercare di evitare il suo disboscamento a favore dell’espansione di una miniera di lignite. Nel 2018, durante una dura operazione di sgombero da parte della polizia, dichiarata poi illegale dal tribunale, Steffen Meyn, studente di cinema che filma gli eventi, perde la vita cadendo da un albero. Il film si basa sul materiale da lui raccolto nel corso di due anni attraverso una telecamera 360°. Il ragazzo, entusiasta dalla lotta e della solidarietà tra gli attivisti, sembra critico, però, sul carattere radicale delle proteste. Una cronaca raccontata da una prospettiva personale, che mette in luce paradossi e difficoltà quotidiane di un militante, tra spirito di dedizione, violenze subite, idealismo e il ritrovarsi faccia a faccia con una dolorosa realtà.

Once Upon a Time in a Forest di Virpi Suutari (Finlandia 2024, 93’)

Una fiaba moderna nel suggestivo abbraccio della foresta finlandese, una delle aree boschive di conifere più vaste e antiche d’Europa. Qui, alcuni giovani vivono in simbiosi con la natura, appagati dal suo nutrimento e dal senso di armonia che ne deriva. La loro scelta, tuttavia, non è dettata semplicemente dal bisogno idilliaco di sentirsi parte di un tutto, bensì dal concreto pericolo della crescente deforestazione, causata dagli interessi dell’industria forestale locale, sostenuta dal sistema politico e riflesso di una mentalità profondamente radicata secondo cui la foresta costituirebbe il principale fondamento della prosperità economica del Paese. La vigile presenza nei boschi di Ida, Minka, Ville, Otto e Eerik racconta di un impegno intimo e comunitario, fiducioso ma anche consapevole della possibilità di un mancato lieto fine.

The Battle for Laikipia di Daphne Matziaraki, Peter Murimi (Kenya/USA 2023, 90’)

Da secoli, la vasta contea di Laikipia in Kenya costituisce una delle maggiori aree di pascolo per le popolazioni indigene. Oggi, in questo territorio tra i più ricchi di biodiversità, è presente anche una massiccia comunità di allevatori bianchi, eredi di quei coloni britannici rimasti dopo l’indipendenza del Paese avvenuta nel 1963. Nell’esplorare l’identità del luogo, il film, girato durante la prolungata siccità che ha colpito di recente tutto il Corno d’Africa, racconta di un presente complesso, fra le tracce di una storia coloniale ancora irrisolta, la conservazione dell’ambiente naturale e gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. In un conflitto a spirale, reso cruento dalla progressiva scarsità di risorse, il paradiso di Laikipia si trasforma in un campo di battaglia per la sopravvivenza, drammatica premonizione delle grandi sfide che l’umanità intera deve affrontare.

The Feast di Rishi Chandna (India 2023, 25’)

Nell’ottobre 2021 le pescatrici del lago Pulicat, la più grande laguna di acqua salmastra del sud dell’India, organizzarono un sontuoso banchetto per politici e burocrati locali con lo scopo di dissuaderli dal costruire un enorme porto che avrebbe inesorabilmente distrutto la ricca biodiversità di quell’area. Il film, ispirandosi a questo evento, racconta la storia di Mary, una raccoglitrice di gamberi tormentata dall’espansione della fabbrica dove è assunta sua figlia Josie. Nel dibattersi tra il rischio che questa perda il lavoro e la prospettiva di perdere il lago, minacciato dagli effluenti industriali, la donna escogita un piano, riponendo la sua ultima speranza nella natura stessa.

Un paese ci vuole. Zavattini, Luzzara e il Po di Francesco Conversano e Nene Grignaffini (Italia 2023, 70’)

Viaggio alla riscoperta dei versi che lo scrittore, drammaturgo, poeta e regista Cesare Zavattini dedicò a Luzzara, suo paese natale situato nella pianura emiliana, a meno di un chilometro dal fiume Po. Attraverso le voci di alcuni abitanti, le parole e il mondo dell’artista rivivono insieme alla “mitologia” che pervade quei luoghi da quando furono immortalati, nel 1953, dagli scatti del fotografo statunitense Paul Strand. Il racconto poetico si intreccia, così, ai temi più attuali: da un lato la necessità di riscoprire il valore della comunità – dello stare insieme e della condivisione – e dall’altro la denuncia di una emergenza ambientale, testimoniata dalla fragilità del fiume Po, vittima del riscaldamento globale e della siccità, con l’invito a prendersene cura per contrastare l’apparente irreversibilità del suo futuro.

Until the End of the World di Francesco De Augustinis (Italia 2024, 58’)

Un’indagine esplorativa in uno dei settori alimentari più in crescita: l’allevamento intensivo di pesci. Dall’Italia alla Grecia, dalla Spagna al Senegal fino alle acque della Patagonia cilena, ovunque emergono conflitti per lo sfruttamento di salmoni, trote, orate, spigole e altre specie ittiche. Se da un lato questo tipo di industria si presenta come una soluzione promettente per affrontare la sfida della crescente domanda alimentare di un mondo che potrebbe raggiungere 9,7 miliardi di persone nel 2050, dall’altro suscita preoccupazioni in molte comunità che vedono minacciati i propri stili di vita e le risorse naturali. Il film affronta temi come sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale e colonizzazione, connettendo le voci che in modo indipendente, in diverse parti del mondo, lottano contro una delle maggiori cause di sofferenza del Pianeta.


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