afNews 13 Luglio 2024 08:42

Tripofobia, tutto quello che c’è da sapere sulla paura dei buchi che ha origini ancestrali

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Tripofobia, dal greco trýpa, che significa buco, foro e phóbos che significa paura. Paura dei buchi, quindi, o più precisamente delle immagini che rappresentano insiemi più o meno ordinati o geometrici di buchi o piccole forme circolari. Per esempio, le celle di un alveare, oppure le bolle di sapone, oppure i baccelli dei fiori di loto, o perfino la schiuma del cappuccino. Il disturbo, che si manifesta con senso di disgusto e nausea e nei casi più gravi può arrivare a provocare anche forti mal di testa e perfino attacchi di panico, al momento non è ufficialmente considerato una malattia dalla comunità scientifica (difatti nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, il libro sacro della psichiatria, non se ne fa cenno), probabilmente perché le evidenze raccolte sono ancora per lo più aneddotiche e perché “è una condizione spesso poco confortevole ma non debilitante”; tuttavia, negli ultimi anni è stato oggetto di diverse ricerche, che ne hanno cercato di indagare cause e caratteristiche. L’ultima, in ordine di tempo, è una revisione pubblicata sulla rivista Evolutionary Psychological Science, i cui autori – un gruppo di scienziati delle Université de Bourgogne e Université Clermont-Auvergne, in Francia, e della Comenius University, in Slovacchia – hanno cercato di identificare le ragioni evoluzionistiche dietro il disturbo, concentrandosi in particolare su due fattori, la cosiddetta “ipotesi dell’animale pericoloso” e l’“ipotesi delle malattie della pelle”…

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