La Syldavia antica

Gli inarrestabili Consoli di Syldavia producono senza sosta saggi, saggini e saggetti, sempre molto interessanti e talora curiosi. Stavolta il Console Onorario del Regno di Syldavia in Taurinia è lieto di presentare questo prezioso lavoro del Console di Syldavia in Zythonia, dedicato alla Storia antica della Syldavia.


In esclusiva assoluta per afNews, con la supervisione del Console Onorario di Syldavia in Taurinia, si pubblica qui la traduzione in italiano di Guido Vogliotti dal testo originale in francese La Syldavie antique dell’autore Claudy Lempereur, Console di Syldavia in Zythonia.
Sono ovviamente consentiti rilanci standard legali tramite link (pregasi segnalarli all’indirizzo indicato poco sotto), meglio se con una breve presentazione di 2/3 righe, ma non sono consentite copie di alcun tipo (né testo né immagini), neppure non commerciali, senza autorizzazione formale dell’autore e dei titolari dei relativi diritti. Le immagini a corredo tratte dalle Avventure di Tintin pubblicate qui a commento dello studio scientifico, provengono da diverse edizioni e versioni, e alcune dalla versione italiana edita da Rizzoli-Lizard nel 2011. Tutto quanto sia di competenza di Tintinimaginatio è copyright Hergé/Tintinimaginatio.
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(per info: syldavia@afnews.info)


SYLKIPEDIA
L’enciclopedia della Syldavia

Il Consolato di Syldavia in Zythonia

presenta

LA SYLDAVIA ANTICA

di Claudy Lempereur

«Fino al VI secolo la Syldavia era popolata da tribù nomadi delle quali non si conosce l’origine. Invasa dagli Slavi nel VI secolo, fu poi conquistata nel X secolo dai Turchi che cacciarono gli Slavi sulle montagne e occuparono le pianure».

È piuttosto lapidario questo primo paragrafo della «Storia della Syldavia» che Tintin scopre nell’opuscolo turistico sull’aereo che lo porta verso Praga! Non solo è un po succinto, ma porterebbe far credere che non ci sia nulla da dire sul periodo precedente il VI secolo in Syldavia. Persino i notevoli Carnets de Syldavie1 del nostro collega Jacques Hiron tacciono sulle radici più antiche del nostro paese, e l’enciclopedia che legge Tintin non ci dice nulla di più al riguardo (Scettro 7B2 e C2). Vedremo invece che questa regione della penisola balcanica presenta un interesse storico e artistico a torto dimenticato.

PRIMA PARTE : Dalla preistoria al IV secolo

1. PREISTORIA

Prima di parlare degli uomini che hanno in buona sostanza occupato le valli del Moltus e del Wladir, non si può passare sotto silenzio il fatto che il Giurassico superiore ha dato al paese il più bell’esempio conosciuto di Diplodocus gigantibus. Scoperta all’inizio del XX secolo ai piedi del monte Zstopnohle, questa sottospecie, benché più piccola, è parente stretta del celebre Diplodocus carnegii di cui abbiamo già parlato in queste cronache2. È sempre esposta in bella mostra nella sala principale del Museo di Storia Naturale di Klow (chiuso il lunedì).

Tracce della presenza umana in questi luoghi sono riscontrabili sin dal Paleolitico superiore (inizio 45.000 anni fa), periodo lontano della preistoria ma che ci ha tuttavia lasciato in alcuni anfratti naturali degli insediamenti molto interessanti, oltre a numerosi manufatti (lame lavorate in selce, raschietti, burini, punte di proiettili, attrezzi in osso e in corno animale, fiocine, propulsori, aghi con cruna). Ricordiamo inoltre la scoperta casuale nel 1940 di pitture rupestri nel rifugio sotto roccia in prossimità di Lasklow, lungo un ramo morto del Moltus. Si tratta di un fregio con diverse decine di animali spesso rappresentati a quell’epoca (bisonti, cervidi, bovidi, cavalli), ma che è soprattutto celebre per essere l’unico disegno rupestre conosciuto al mondo di un pellicano, uccello in cui parecchi storici di uniformi e decorazioni non esitano a vedere la più antica raffigurazione del nostro emblema nazionale.

Nel Mesolitico e nel Neolitico l’uomo ha occupato diversi siti lungo corsi d’acqua, ma anche sulla costa Adriatica, in città lacustri portate alla luce dal disseccamento dei suoli e le cui vestigia sono regolarmente oggetto di campagne di scavi da parte della Società syldava d’archeologia (fondata nel 1834). Alcuni resti d’imbarcazioni primitive non lasciano dubbi sul fatto che i nostri primi antenati riuniti in comunità vivessero di pesca e praticassero una navigazione rudimentale ma perfettamente padroneggiata.

2. PROTOSTORIA

Una prima migrazione è accertata nella penisola dei Balcani all’inizio dell’Età del Bronzo (secondo millennio AC). Popolazioni di tipo kurgano, provenienti dalla steppa pontica (mar Nero) e di lingua indoeuropea sbarcano in particolare nella regione dell’attuale Syldavia. Il fatto merita d’essere segnalato perché la steppa pontica è la culla del cavallo domestico e, pur con fasi alterne a seconda del periodo, il loro allevamento ha sempre goduto di grande fama nel corso dei millenni successivi, al punto che l’esportazione di cavalli syldavi sarà unattività lucrativa fino a dopo la Seconda Guerra mondiale.

Si considera che le tribù illire che in seguito popoleranno le vallate e le pianure boscose della catena dei Zmyhlpati siano comparse tra l’Età del Bronzo e quella del Ferro, in quanto gli archeologi associano queste tribù alla cultura di Hallstatt, cioè tra il 1200 e il 450 AC. Il sottosuolo della regione era ricco di tutti i tipi di minerali, quindi i nuovi arrivati diventeranno rapidamente maestri famosi nell’arte di fondere il rame, il bronzo e il ferro, il che è confermato dalla qualità dei numerosi oggetti portati alla luce dagli scavi.

Gli Illiri si smembrano poi progressivamente in piccoli Stati nemici che sono all’origine di diversi paesi dell’epoca moderna, tra cui le future Borduria e Syldavia. Questi gruppi umani non sono che due esempi tra numerosi altri, poiché con il termine generico di «Illiri» si designa generalmente una cinquantina di tribù parlanti lingue indoeuropee, per quanto gli Illiri non costituiscano mai un gruppo omogeneo. Questo è senza dubbio ciò che intendeva l’autore dell’opuscolo turistico del 1938 quando parla di «tribù nomadi». Nasceranno diversi piccoli regni, e in particolare quello del re Bardylis nel -385 che si dedicherà a una politica d’espansione verso la Syldavia e la Macedonia. Verrà sottomesso nel -355 da Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro il Grande che annetterà tutti questi piccoli Stati.

Se i marinai attuali sono diventati pacifici pescatori, non bisogna dimenticare che i loro antenati erano dei temibili pirati che se la prendevano coi mercanti romani. Il regno illiro diventa una forte potenza marittima che mette in pericolo la stessa Repubblica di Roma. Scavi preliminari condotti negli anni ’50, in occasione del rifacimento dell’antico porto di Dbrnouk, hanno portato alla luce vestigia del III secolo AC che attestano la presenza di navi di pirati, ma anche di altre imbarcazioni destinate a scambi commerciali.

3. LA CONQISTA ROMANA

Non potendo sopportare più a lungo un potenziale nemico alle sue porte, Roma conquista progressivamente questa regione a partire dal -229 e integra la parte costiera dell’attuale Syldavia, poi tutta l’Illiria nel -168. Nel -49 la contrada diventa uno dei teatri del confronto tra Giulio Cesare e Pompeo. Definitivamente accorpata nell’Impero, l’Illiria rimarrà sotto il dominio di Roma per oltre cinque secoli, formando la provincia dell’Illiria, creata nel -9 sotto Augusto. Plinio il Vecchio utilizzerà l’espressione Illyrii proprie dicti (Illiri propriamente detti) per indicare le popolazioni che vivevano nei territori di tutti i Balkani, dall’Austria fino alla Grecia, passando per la Syldavia e l’Albania.

Poco a poco la civiltà romana si espanderà nelle sue conquiste, essenzialmente lungo le coste. La Syldavia si trova lontana dalla direttrice importante che collega Roma a Bisanzio, i giacimenti d’uranio non sono di alcun interesse per il Senato romano, e non c’è ancora l’esportazione di violinisti, non essendo ancora stato inventato lo strumento, quindi le vallate del Moltus e del Wladir che ospitano i borghi e città più importanti rimarranno relativamente tranquille e ignorate, solo marginalmente disturbate dalla cristianizzazione a partire dal I secolo. L’Illiria darà tuttavia almeno 7 imperatori a Roma, i più conosciuti dei quali sono Claudio II il Gotico3 (Imperator Claudius 268-270) che era di origine syldava e Aureliano (270-275). Per tutto il periodo romano l’Illiria fornirà all’Impero soldati di grande valore alla più potente legione romana incaricata di sorvegliare la frontiera del Danubio.

La futura Syldavia e i popoli vicini ormai integrati nell’Impero beneficeranno della cultura e dello sviluppo delle vie e degli assi di comunicazione romani che collegavano le varie metropoli e villae. La prima citazione affidabile del nome di una città syldava chiaramente identificata compare sulla celebre tavola di Peutinger 4. Questo prezioso documento, detto anche carta delle tappe di Castorius, è una copia (della fine del XII, inizio XIII secolo) di una antica carta romana risalente all’incirca al 350, in cui sono riportate le strade e le città principali dell’Impero romano che costituivano il cursus publicus, il servizio di posta dell’impero che assicurava gli scambi ufficiali e amministrativi all’interno dell’Impero romano. In una pianura chiusa tra due catene di montagne – gli Zmylpati – si trova, alla congiunzione di un fiume e del suo affluente, riconosciuti come il Moltus e il Wladir, una piccola città (riconoscibile dal pittogramma di due torri gemelle) che porta il nome di Villa Erum, possibile alterazione di aerum, l’aria.

Oggi sappiamo che l’imperatore Claudio II era originario di Villa Erum e che, durante il suo regno troppo breve (268-270), fece di tutto per dare il via alla trasformazione in agglomerato di quella che inizialmente non era che una villa (nel senso romano). Ben presto un habitat si creò intorno ad un forum e a diverse terme, in quanto le acque sorgive, numerose nella regione, erano riconosciute come curative. Ben presto il luogo divenne famoso e rinomato in un raggio di parecchie leghe, e veniva raggiunto sia via fiume che attraverso le strade. Ancora oggi l’acqua minerale di Klow è utilizzata a scopi terapeutici, essenzialmente per curare le affezioni cardiache. Un particolare archeologico molto interessante è che in diversi punti delle fondamenta delle terme portate alla luce sono stati trovati dei superbi mosaici risalenti al III secolo. Tra i motivi raffigurati compare due volte un pellicano nero, il che sembra dimostrare che, sin dalla preistoria, questo animale occupa un posto importante nel simbolismo della regione.

Quando i Turchi invaderanno queste vallate e pianure nel X secolo, la città alla confluenza dei corsi d’acqua diventerà la loro capitale e il suo nome latino Villa Erum sarà storpiato in Zileheroum, conservando tuttavia una pronuncia simile. Ricordiamo ancora che nel 1127 lo Slavo Hveghi, considerato il vero padre della Nazione syldava, scese dalle montagne e riconquistò la città ripresa ai Turchi e fu nominato re col nome di Muskar. La città rimase la capitale del paese nascente e prese quindi il nome di Klow, la città conquistata, nome che porta ancor oggi.

4. ALLA FRONTIERA DI DUE IMPERI

Torniamo a Roma-la-Conquistatrice, visto che tutte le strade vi portano, e passiamo senza soffermarci sulla successione di una quarantina di imperatori che si daranno il cambio alla sua guida per arrivare a Costantino I, che può essere considerato il fondatore dell’Impero romano dell’Oriente cristiano. Non solo egli imporrà il Cristianesimo come religione di Stato imperiale, ma farà anche di Bisanzio una Nova Roma col nome di Costantinopoli, la città di Costantino (la moderna Istanbul). Tutto è pronto per arrivare nel 395, con la morte di Teodosio il Grande, alla divisione definitiva tra i suoi due figli. Da un lato Roma, poi Ravenna come capitali e dall’altro Costantinopoli. Da questo momento l’impero non sarà più cogestito e ogni metà andrà per il suo destino. La casualità della divisione geografica ha fatto sì che la Syldavia si trovi precisamente all’intersezione dell’Impero romano d’Occidente e dell’Impero romano d’Oriente. Ciò spiega in parte per la nostra Syldavia questo piccolo lato occidentale trasmesso ad un regno orientale, e vice versa.

La Syldavia romanizzata avrà tuttavia tutto il tempo di approfittare dei vantaggi portati dalla civiltà d’oltre-Adriatico. Per diversi secoli gli autoctoni si sono specializzati nell’allevamento di cavalli di cui l’impero aveva un gran bisogno, e le ricche terre delle pianure hanno costantemente fornito le grandi quantità di grano che reclamava la capitale. I giochi non bastavano a sfamare il suo popolo, ci voleva anche il pane. La provincia d’Illiria lo forniva, la Syldavia trovava così una vocazione di cultura cerealicola che perdura a tutt’oggi.

1 Jacques HIRON, Les Carnets de Syldavie, Mosquito 2009.
2 Claudy LEMPEREUR, Fossiles et fictions, pubblicato sulla pagina delle Chroniques consulaires syldaves il 01/04/2023
3 Claudio II ricevette il suo appellativo «il Gotico» in seguito alla sua vittoria sui Goti nel 269 nelle pianure del Moltus, che salverà i Balcani. Questo scontro prefigura la battaglia di Zileheroum tra lo Slavo Hveghi e gli occupanti Turchi, praticamente nello stesso posto a 12 secoli di distanza. Hveghi acquisirà da parte sua lo pseudonimo di Muskar che significa «il re valoroso».

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