Se incontri il Buddha, chiedigli un autografo

Saint-Oniisan-Anime

Eh, sì, così almeno, rivendendolo all’asta, ti sistemi per la vita.

Scherzi a parte, la famosa frase “se incontri il Buddha per la strada, uccidilo”, non suona esattamente in questo modo. Forse sarebbe più corretto dire “Buddha incontri? Buddha uccidi!”. Il testo (qui nella traduzione inglese, ma se preferite il testo in cinese: 逢佛殺佛,逢祖殺祖,逢羅漢殺羅漢,逢父母殺父母。etc., se non erro) è, grosso modo: “Follower of the Way, if you want to get the kind of understanding that accords with the Dharma, never be misled by others. Whether you’re facing inward or facing outward, whatever you meet up with, just kill it! If you meet a buddha, kill the buddha. If you meet a patriarch, kill the patriarch. If you meet an arhat, kill the arhat. If you meet your parents, kill your parents. If you meet your kinfolk, kill your kinfolk. Then for the first time you will gain emancipation, will not be entangled with things, will pass freely anywhere you wish to go.” Attribuita al cinese Linji Yixuan (臨濟義玄, Rinzai Gigen in giapponese) e per il poco che valgono le parole (che, si sa, fanno fatica a descrivere certe cose) è diventata un classico delle “frasi zen”, di quelle “affermazioni assurde o paradossali” etichettate col termine kōan (in giapponese, 公案 gōng’àn in cinese), che sono caratteristiche di questo particolare percorso nato nell’alveo del buddismo, e che è divertente citare. Certo, Linji pare fosse un iconoclasta, un tipetto fuori dagli schemi (come praticamente tutti gli illuminati, si potrebbe dire e questo potrebbe interessare per una analisi neurologica dell’illuminazione) e non credo volesse creare il motto del killer professionista (“chiunque si frapponga fra te e il tuo scopo, uccidilo”). Probabilmente cercava solo di far capire, nel suo risaputo stile drastico, quanto sia importante la determinazione nella ricerca, e quanto sia fondamentale, dopo aver appreso tutto quel che si può apprendere, fare la propria strada e non farsi fermare da nessuno che intenda frapporsi tra te e la tua meta, fosse pure la persona che stimavi/amavi di più. Certo, non è facile svincolarsi dal fideismo che ti lega a un qualunque tipo di Maestro e Insegnamento (dalla religione alla politica, passando per tutto il resto). Lo vediamo costantemente: i “fedeli” non criticano mai il capo, il maestro, il quel-che-è. Anzi, tendono ad avventarsi con ferocia contro chi osa metterne in dubbio il pensiero, o le opere, come se fossero attaccati a morte personalmente. E ciò è male, molto male. Sia perché spesso si fa veramente del male a qualcuno, ma anzitutto perché si fa del male a se stessi. In effetti, così facendo, ci si rinchiude in gabbia da soli. E “il percorso” è finito lì. Ci si adagia nell’auto-assoluzione (faccio quel che mi ha detto di fare, che è meglio), si diventa disumanamente settari, non si impara altro, non si sviluppa il proprio essere individuale, non si apprezza la diversità ecc. E’ pur vero che in questo modo non si rischia di sentirsi degli imbecilli che hanno seguito una persona che, in realtà, magari li stava imbrogliando (in buona o cattiva fede), però si rinuncia alla propria vita. Forse sarebbe meglio darsi dell’imbecille e cambiare, migliorando se possibile, o no?

Insomma, a un certo punto, secondo me, è bene mettere in dubbio tutto, abbandonare i capi e i maestri e cercare di essere umani, davvero e semplicemente. Da lì in avanti, si può magari trovare quel che si cerca, o, forse, si riesce finalmente a vivere davvero la vita (qualunque cosa essa sia, o non sia).
Per lo meno, a me è andata così. Poi, vedi tu.

Immagini e video di questo post hanno una chiara spiegazione: click qui.

Nota aggiuntiva (e poi non dire che non eri stato avvisato):

Una risposta a “Se incontri il Buddha, chiedigli un autografo”

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