28 Settembre 2020 07:44

Nestor Burma 13, la recensione et al.

Ravard, Moynot, Malet, Nestor Burma. Les Rats de Montsouris, Casterman 2020, 64 pp. € 16.

Recensione di Guido Vogliotti

La versione a fumetti delle avventure poliziesche di Nestor Burma, scritte da Léo Malet negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, è nata ormai molti anni fa per iniziativa di Jacques Tardi. Ricordiamo anche che nella sottoserie “I nuovi misteri di Parigi” Malet aveva progettato di ambientare un romanzo di Nestor Burma per ogni arrondissement di Parigi, riuscendo a completarne 15 sui 20 previsti. Tardi sceneggerà e disegnerà quattro avventure della serie, pubblicate in volume tra il 1982 e il 2000, prendendosi quindi parecchio tempo tra un’uscita e l’altra. Forse anche per questo motivo i volumi successivi sono stati affidati, con cadenze molto più regolari e ravvicinate, ad altri autori: i volumi 5, 6 e 7 a Emmanuel Moynot, l’8 e 9 a Nicolas Barral, il 10 e 11 nuovamente a Moynot, il 12 ancora a Barral.

Una caratteristica della serie è che il disegnatore di turno è sempre anche sceneggiatore. L’altra caratteristica è una esplicita dichiarazione in copertina sull’impegno a rispettare l’impostazione grafica originale impressa da Tardi (“D’après les personnages de Tardi” dal 5° al 7° volume, “D’après l’univers graphique de Tardi” per i successivi). Questo impegno è stato mantenuto nei limiti del possibile, ma ad esempio lo stile di Moynot non riesce a riconciliarsi molto bene con quello di Tardi, mentre per contro Barral nel suo primo lavoro (Boulevard… Ossements) ci riesce perfettamente, riprendendo anche il bianco e nero con grigi retinati che caratterizzava i primi quattro volumi di Tardi. Tutti gli altri volumi del periodo “dopo Tardi” sono invece a colori.

Nel complesso la serie ha comunque mantenuto, a prescindere dalle mutazioni grafiche dovute ai diversi disegnatori, un alto livello qualitativo, nonostante il fatto di doversi misurare con uno standard iniziale impressionante come quello di Tardi. Questo anche grazie al fatto che non sono mai state imposte limitazioni sul numero di pagine di ogni volume, per cui ogni storia è libera di svilupparsi sulla lunghezza necessaria per quella storia. E questo non è poco, considerati i disastri causati dalla limitazione a 48 pagine scelleratamente imposta a gran parte delle serie di produzione franco-belga. Le sceneggiature sono sempre ottime, e rispettano il linguaggio fortemente argotique dei romanzi di Malet (cosa che diventa invece problematica nelle traduzioni in altre lingue).

Ma veniamo finalmente al 13° volume della serie oggetto di questa recensione. Si interrompe qui il principio del disegnatore-sceneggiatore unico. Moynot continua alla sceneggiatura, mentre il disegno passa a un esordiente, François Ravard. Se si guardano i precedenti lavori di Ravard (principalmente la serie “Les Mystères de la Cinquième République”), non sembrerebbe così scontata la sua attitudine a riprendere la serie di Tardi, e invece bisogna ricredersi, perché non solo esce vittorioso dalla sfida, ma direi che è probabilmente il disegnatore che meglio di tutti è riuscito ad assimilare e fare suo lo stile di Tardi, tanto che se si astraessero alcune vignette dal loro contesto potrebbe non essere facile riconoscere se siano sue o del Maestro. Anche il lettering è tornato ad essere manuale, nella tradizione di Tardi, dopo una poco felice escursione nel lettering computerizzato (pur se sempre su base manuale) nei volumi 7, 10, 11, 12.

La serie continua quindi a costituire un valido e affidabile punto di riferimento, e mi sento senz’altro di raccomandarla agli amanti del buon fumetto poliziesco-noir. Anche questo recente cambio di disegnatore, ammesso che la sua collaborazione continui, fa ben presagire per il futuro della collana. Restano da trasformare in fumetto cinque titoli dei “Nuovi misteri di Parigi” (Des kilomètres de linceuls, Fièvre au Marais, Pas de bavards à la Muette, Les eaux troubles de Javel, Du rébecca rue des Rosiers), ma i romanzi di Nestor Burma non legati agli arrondissements sono molti di più (e tre sono già stati utilizzati nei volumi 2, 10, 11). Quindi, lunga vita a Nestor Burma.

Purtroppo in Italia sono stati pubblicati solo alcuni volumi (risultano a catalogo BUR i primi quattro) e non appare molto probabile che il progetto venga portato avanti. Qui sotto l’elenco completo dei volumi sinora pubblicati da Casterman.

1. Brouillard au pont de Tolbiac (Tardi, 1982)

2. 120, rue de la Gare (Tardi, 1988)

3. Casse-pipe à la Nation (Tardi, 1996)

4. M’as-tu vu en cadavre ? (Tardi, 2000)

5. La nuit de Saint-Germain-des-Prés (Moynot, 2005)

6. Le soleil naît derrière le Louvre (Moynot, 2007)

7. L’envahissant cadavre de la plaine Monceau (Moynot, 2009)

8. Boulevard … Ossements (Barral, 2013)

9. Micmac moche au Boul’Mich (Barral, 2015)

10. Nestor Burma contre C.Q.F.D. (Moynot, 2016)

11. L’homme au sang bleu (Moynot, 2017)

12. Corrida aux Champs-Elysées (Barral, 2019)

13. Les Rats de Montsouris (Moynot-Ravard, 2020)